Non dico poter ascoltare o addirittura annusare o assaggiare, ma almeno toccare le opere esposte: probabilmente è uno dei grandi desideri di tutti i visitatori.
Via libera al tatto allora al Museo Tattile Statale Omero, il cui scopo è “promuovere la crescita e l’integrazione culturale dei minorati della vista e di diffondere tra essi la conoscenza della realtà”: uno spazio importante dedicato ai non vedenti, ma anche un esperienza stimolante per il tutto il pubblico. Compresi i bambini.
Situato nella magnifica Mole vanvitelliana di Ancona, il Museo è organizzato al piano terra con una serie di copie dal vero di statue e di riproduzioni in scala di edifici, in pratica una sorte di bigino della storia dell’arte europea dalla Grecia classica al Novecento.
Lo scopo di questa sezione è dichiaratamente didattico soprattutto per i non vedenti, ma propone stimoli anche per un pubblico generico: per invogliare alla visita tattile, superando l’educazione museale a “non toccare”, sono disponibili all’ingresso delle mascherine per coprire gli occhi.
“Girare per queste sale con le mani in tasca non permette di apprezzare la reale specialità!!!”.
Viene suggerito di formare delle coppie con i ruoli di “non vedente” e di accompagnatore, ambedue inconsueti, e di mettono alla prova le pratiche cquisite in anni di visite museali.
Tanto la conoscenza attraverso la vista è immediata, quanto quella attraverso il tatto è analitica e si compie attraverso vari passaggi di superfici ristrette partendo da un’esplorazione sommaria dell’insieme. Per raggiungere un risultato è necessaria una corretta educazione perché senza esperienza, e senza sapere cosa si sta toccando, è veramente difficile arrivare a comprendere di cosa si tratta, anche di fronte a capolavori conosciutissimi dell’arte.
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L’unico limite di questa pratica rimane la percezione tattile della superficie che, trattandosi di copie in gesso o resine, restituisce sensazioni molto diverse rispetto a quelle originali in marmo, bronzo, etc.
Sensazioni che vengono restituite a pieno nella sezione al piano superiore, decisamente più emozionante: una raccolta di arte contemporanea che non sfigurerebbe in un normale museo, ma che diversamente dal solito si può toccare grazie a una eccezione legislativa: opere di Arturo Martini, Giorgio De Chirico e Francesco Messina, solo per citare alcuni tra quelli a me più noti, di cui si può percorrere la forma, tastare le asperità, accarezzare la superficie.
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Per i bambini, data l’innato bisogno di toccare per conoscere, è decisamente più facile appoggiare le mani sugli oggetti, senza le remore degli adulti temprati dai divieti imparati. Ma proprio per questo il Museo Omero è un’occasione ghiotta per consolidare l’usso del tatto e liberare le loro curiosità.
Per i più piccini è disponibile inoltre una piccola “caccia”, alla ricerca di opere dove si trovano animali come quelli disegnati da Picasso nell’apposito foglio. Successo assicurato!