Torino, Museo di Antropologia ed Etnografia

Dal 17 novembre 2008 al 17 gennaio 2009.
 

Le nove vetrine dell'esposizione, ognuna curata da un mediatore culturale, è una “installazione autobiografica” dove si incontrano uno o più oggetti dalle collezioni etnografiche del museo, scelto sulla base del proprio sentire emozionale e culturale, insieme a quelli del patrimonio soggettivo (intimi e spesso domestici).

Si tratta di un'esperienza pilota realizzata nell'ambito del progetto europeo MAP for ID – Museum as Places for Intercultural Dialogue da Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino, con la collaborazione del Centro Piemontese di Studi Africani e HoldenArt e con il sostegno della Città di Torino.

Il ruolo dell'architetto è stato di formatore e non di progettista, guidando i mediatori verso la consapevolezza dell'uso del linguaggio non verbale che appartiene all'allestimento museale.

La visita in mostra, dedicata soprattutto a un pubblico scolare, avviene con i racconto del mediatore affiancato da quello del curatore museale.

 

Andrea Perin, Allestimento senza gerarchia, in "Antropologia Museale", 20/21, autunno/inverno 2008, p. 38